Giretti disegnetti è una newsletter che nasce dalla voglia di condividere la mia passione per i viaggi on the road, con un approccio da taccuino illustrato.
Ogni mese giretti disegnetti racconta con parole, liste e disegni, un viaggio. Un viaggio vero, fatto da persone ogni volta diverse, a cui io chiederò di condividere con me (e te) la propria esperienza. Io mi occupo di raccontarlo e illustrarlo.
Quando ho iniziato a progettare giretti disegnetti, ho scritto ad un piccolo gruppo di persone per raccontare il progetto e chiedere se volevano partecipare. Con tutte, per un motivo o per l’altro (anche solo via Instagram) avevo già un contatto e avevo seguito i loro viaggi. Questo mi è servito per partire con una certa sicurezza, per evitare che mi assalisse l’ansia di rimanere senza materiale. In ogni numero della newsletter poi ho inserito un invito a scrivermi per segnalarmi nuovi viaggi da raccontare. Eugenia è stata una delle prime persone a raccogliere l’invito, e la ringrazio enormemente per questo.
A colpirmi del viaggio che mi ha proposto non è stata semplicemente la meta, anche se le Isole Faroe non si collocano tra le rotte più battute, ma la meta associata a una famiglia con al suo interno una piccola viaggiatrice, in una fascia d’età in cui non è scontato intraprendere viaggi pieni di spostamenti, vento, nebbia e pioggia.
A piacermi in particolare, nella descrizione che Eugenia mi ha fatto del loro viaggio, è stata la ricchezza di momenti di normalità quotidiana che possono apparire quasi di “riempimento” tra una tappa e l’altra, ma che chi viaggia con bambini penso riconoscerà come i frammenti che poi restano più dolcemente impressi nella memoria, come il pomeriggio al parco giochi, caffè e stickers, rincorrere le galline, giocare sulla spiaggia con un cane.
due cosine sulla mappa: è “storta”, il nord è orientato a destra (come indicato dalla freccina); rispetto alle precedenti, non ho inserito il tracciato dell’itinerario, perchè questo viaggio, vista la conformazione, è un road trip piuttosto ibrido. Hanno avuto due punti base (Leirkvik e Torshavn) e da lì sono partiti per esplorare giorno per giorno.
Il giretto disegnetto di oggi racconta un viaggio alle Isole Faroe, ventoso arcipelago nel nord dell’Oceano Atlantico, a metà tra Scozia e Islanda, intrapreso da Eugenia, il suo compagno Riccardo e la loro bimba Adelaide detta Adi, di 2 anni e mezzo, nell’agosto del 2023.
Eugenia (@bianca_gege su Instagram) vive a Bologna con la sua famiglia, di cui fanno parte anche due gatti. Lavora nel digital marketing e si considera multitasking fino all’estremo, ovvero la distrazione, perché la curiosità la porta a fare sempre mille cose insieme e concluderne molte meno di quelle che vorrebbe. Oltre ad andare al cinema e ogni tanto a qualche concerto (un po’ meno da quando c’è Adelaide) ama le galline, cantare, strimpellare, fare amigurumi e ballare il tip tap.
Organizzatori di viaggi orgogliosamente “bizzarri”, lei e Riccardo sono abituati ai road trip, per cui prediligono luoghi lontani dal turismo di massa, come l’Europa del Nord e gli spazi desertici degli USA. Solitamente scelgono di alloggiare in case private trovate su Airbnb o simili, preferendo quelle condivise con i proprietari, in modo da avere più interazioni con gli abitanti del luogo.
Per gli itinerari attingono a blog o siti come Atlas Obscura, film, libri o serie TV, oltre ai classici passaparola e Instagram.
Volo fino a Copenhagen e poi mix di auto a noleggio e traghetti.
Il fiskapylsa, una sorta di salsiccia di pesce bianco dal sapore delicato ma gustoso. Perfetto da mettere sul pane integrale (anche per colazione!), lo servono con sopra una salsina gialla tipo senape.
Un airbnb a Torshavn, che mette in affitto una dépendance della casa principale dove abitano i proprietari. Li ha conquistati per la vista sulle casette colorate dalla veranda e per il cortile verdissimo di piante e fiori, con angolini più o meno nascosti per sedersi e rilassarsi. Sul retro, il padrone di casa ha un piccolo laboratorio dove lavora il legno, in cui ha costruito anche molti dei mobili e delle decorazioni di casa.
Una delle escursioni principali tra quelle pianificate doveva permettere a Eugenia e family di arrivare alla famosa “Tomba di James Bond” e soprattutto a un faro in cima alla montagna con una visuale mozzafiato su una lingua di terra e su scogliere altissime. Purtroppo si è presto trasformata in un trekking in mezzo alla nebbia più fitta, ma hanno deciso di non rimandare e di andare avanti. La camminata è stata quindi molto diversa, con una vista surreale sulle punte delle montagne che svettavano al di sopra delle nuvole, con il rumore del mare sottostante senza riuscire neanche a scorgerlo (al limite tra il poetico e l’inquietante). Non è mancata la compagnia lungo il sentiero di altri turisti, che avvolti nella nebbia rispondevano al verso della pecora che Adelaide imitava a ripetizione seduta nello zaino da baby-trekking, facendo sorridere tutti. (Alle Faroe ci sono più pecore che persone)
Giorno 1
visita al paesino di Bøur con le sue case dal tetto ricoperto di torba, in cui si fanno incantare dalla semplice quotidianità di bimbi che giocano con il loro cane
Accidentally Wes Anderson alla chiesa di Sandavágur, dal brillante tetto rosso, a contrasto con gli interni verde pastello
l’accoglienza del Fiskastykkið cafe, situato dove un tempo essiccavano il pesce (i lampadari sono fatti con pesce essiccato!), dove oltre a ristorarsi hanno intrattenuto un po’ Adelaide grazie all’immancabile angolo giochi, presente in qualsiasi, anche minuscolo, luogo del Nord Europa (nota mia: mentre in Italia a volte sembra che l’unico gioco accettabile per un bambino in un luogo pubblico sia quello del silenzio. Ah no, anche lo smartphone, certo! Ma chiudo qui la polemica)
Giorno 2
Gjógv, con un porto naturale strettissimo e pieno di puffin e casette decorate. Buona parte del libro Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? (Iperborea) è ambientato proprio qui
immancabile per conoscere più da vicino le abitudini di un luogo: il giro al supermercato. In tutti alle Faroe c’è lo scaffale dei gomitoli di lana!
sfida all’unico bowling dell’arcipelago, a Leirvik
Giorno 3
trekking nella nebbia a Kalsoy (vedi la sezione serendipity)
giretto serale (invece, al sole!) a Fuglafjørður, un centro per niente turistico che ha però regalato sorprese grazie a un pittoresco ristorantino locale
visita al museo di storia locale a Gøta, dove è ricreato un villaggio tradizionale faroese
Giorno 4
rivivere la vita degli antenati nelle casette di torba a Saksun nel museo / caffè Dúvugarðar
l’incontro con un inquietante personaggio locale: un ragazzo che, a quanto pare, odia i turisti e non perde mai occasione per rincorrerli sul suo quad per poi sgridarli al primo “sgarro” (come ad esempio un piede sulla sua proprietà privata o la vista di una macchina fotografica). Eugenia ne aveva già letto online prima di partire ma ha trovato alquanto comico vederlo dal vivo in azione
pomeriggio a Tjørnuvík, uno dei primi insediamenti vichinghi alle Faroe, rifocillandosi con waffle ricoperti cioccolata e panna montata serviti da un mini-mini-chiosco (pare sia il menù ufficiale di tutti i chioschi locali)
giocare con un cane su una spiaggia con vista su scogliere dalle forme strane
imbattersi in un parco giochi coloratissimo (e ventosissimo!) con un tappeto per saltare gonfiabile gigante, sul quale hanno riso molto
Giorno 5
visita a Kirkjubøur, uno dei villaggi più antichi delle Faroe, che ospita anche la vecchia cattedrale delle isole
l’arrivo a Torshavn, la capitale, l’unica vera “città” dell’arcipelago
atmosfera di fiaba a Tinganes, la parte più antica di Torshavn, dove si trova il parlamento ancora in funzione e tante vie di colorate casette di legno (abitate) che sembravano uscite dalle pagine di un libro illustrato di elfi e gnomi
Giorno 6
Sørvágsvatn Lake, il “lago sospeso” che da alcune angolazioni sembra davvero sopraelevato su una nera scogliera a picco sul mare, l’effetto è straniante!
rimanere incantati davanti alla visione inaspettata di tre balenine in un golfo: musetti simpatici tutti presi da tuffi e giochi, sottolineati da rumorosi respiri
Giorno 7
sveglia all’alba per raggiungere l’isola di Mykines, ripagata dal’incredibile quantità di pulcinelle di mare, tutte intente a sfamare i loro piccoli nei nidi sulle scogliere. Agosto è un mese adatto per andare alle Faroe, nonostante non si possa vedere l’aurora boreale, perché i puffin nidificano!
il tour classico di Mykines prevedeva una lunga salita verso la punta più alta dell’isola, posto ideale per il birdwatching. Complice la pioggia che fa arrabbiare Adelaide, Eugenia e Riccardo hanno dovuto tagliare parte dell’escursione, suscitando qui grande empatia in tutti i lettori dotati di prole. L’imprevisto gli ha permesso però di godersi il paesino, abitato da 8 persone ma tenuto in vita da una locanda, dove passano ore a scaldarsi chiacchierando con le guide e con gli altri turisti
finita la pioggia, passeggiata in paese rincorrendo galline e fantasticando sulla bizzarra vita locale. C’è una ex scuola che è ormai solo uno stanzone nostalgico per ripararsi durante le giornate più fredde e piovose, ma la piscina (dove si svolsero i primi campionati di nuoto delle Faroe, nel 1936) è ancora utilizzata dagli abitanti per rigeneranti bagnetti mattutini
Giorno 8
tranquilli giri a Torshavn, tra negozietti di maglioni fatti a mano, negozi di dischi di sola musica locale e pub colorati
cercare di trattenere il più possibile negli occhi l’atmosfera di queste isole così remote ma così ben organizzate, dove il verde dei promontori sembra ancora più verde, dove i tunnel sotterranei comprendono anche rotonde colorate con installazioni musicali e dove anche una gita in mezzo alla nebbia iniziata come un film horror può diventare un sogno a occhi aperti.
Eugenia ha dedicato a questo viaggio un reel su Instagram, e tutte le foto pubblicate da lei e Riccardo sono rintracciabili con l’hashtag #gegofaroe. C’è anche la versione pixel art.
ufficio segnalazione giretti
Se hai fatto un road trip che secondo te merita di essere raccontato, o ne hai seguito uno di particolarmente figo sui social, scrivimi a benedet.silvia@gmail.com o lascia un commento.
chi sono e cosa faccio
Grazie per aver letto fin qui. Se ancora non ci conosciamo, io sono Silvia Benedet, in arte (e sui social) silviabes, e per lavoro creo e abito gli spazi tra comunicazione digitale, vino, illustrazione e viaggi.
Se ti ho incuriosito puoi trovare qualcosa di più sul mio sito e nello shop.
Ci risentiamo a fine marzo per le note a margine, mentre il prossimo viaggio illustrato arriva all’inizio di aprile, alla vigilia del mio compleanno! Come sempre: commenti, aneddoti, domande sono apprezzatissimi (anche quando ci metto un po’ a rispondere).
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Quelle isolette 😍
Amo tantissimo questa newsletter. Amo viaggiare, soprattutto on the road, l’ho fatto per anni e ti dico che tutto questo prima o poi DEVE diventare un libro. Bravissima!!